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lunedì 4 novembre 2013

Banche & banchieri

Quel che segue è il resoconto stenografico integrale della risposta data in aula dal Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, all'on. Titti di Salvo, interrogante assieme ad altri parlamentari. Oggetto dell'interrogazione dellìOn. Di Salvo è la disdetta unilaterale del Contratto Collettivo Nazionale del Credito per iniziativa dell'Associazione Banche Italiane, mossa che ha ottenuto come primo risultato un compattamento delle diverse sigle sindacali rappresentanti la categoria, sfociato nello sciopero nazionale del 31 ottobre scorso.

(Iniziative di competenza in relazione al ruolo degli istituti di credito nell’ambito della crisi economico-finanziaria, anche alla luce della recente disdetta da parte dell’ABI del contratto nazionale di lavoro e del fondo di solidarietà per il personale del settore – n. 3-00409)

PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00409, concernente iniziative di competenza in relazione al ruolo degli istituti di credito nell’ambito della crisi economico- finanziaria, anche alla luce della recente disdetta da parte dell’ABI del contratto nazionale di lavoro e del fondo di solidarietà per il personale del settore (Vedi l’allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, signor Ministro, la nostra domanda riguarda il sistema bancario, come ha sentito dal titolo dell’interrogazione e, in particolare, il rapporto tra quel sistema – quello che ha venduto titoli «tossici» ai cittadini, il più avaro d’Europa per l’accesso delle piccole imprese al credito –, che oggi, nonostante riceva nuove risorse pubbliche nel disegno di legge di stabilità, annuncia non solo la disdetta del contratto nazionale di lavoro, ma anche di voler abolire il contratto nazionale di lavoro e il fondo di solidarietà, che è stato l’unico strumento per 50 mila lavoratori bancari di tutela nel momento delle ristrutturazioni che li hanno estromessi dal sistema delle banche. Allora la domanda è questa, signor Ministro: ma il Governo, che è responsabile della distribuzione e della gestione delle risorse pubbliche, cioè di tutti noi, ha qualcosa da dire rispetto al fatto che questo sistema che tanto dà, in cambio schiaffeggia il contratto nazionale, i sindacati, i lavoratori, i cittadini e le piccole imprese?

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, ENRICO GIOVANNINI Signor Presidente, gli onorevoli interroganti nel richiamare la disdetta da parte dell’ABI sia del contratto collettivo nazionale di lavoro, proponendo in sua vece un contratto aziendale per ogni istituto, sia del fondo di solidarietà di categoria, sottolineano uno stato di agitazione delle organizzazioni sindacali del personale e auspicano un intervento del Governo, che dovrebbe essere – per usare le stesse parole degli interroganti – finalizzato a ricondurre gli istituti di credito a un comportamento più consono al loro ruolo e alle loro responsabilità economiche e sociali. Dal punto di vista generale, pur tenendo, ovviamente, nella massima considerazione le esigenze rappresentate, in particolare per quanto riguarda il trattamento normativo ed economico dei lavoratori di un settore così importante per l’economia e la società nel suo complesso, non può essere dimenticata la crisi di sistema che ha interessato l’intero settore creditizio negli anni più recenti e, come sappiamo, non solo in Italia, e, quindi, la necessità di procedere ad operazioni di razionalizzazione delle strutture in un mercato ormai ampiamente contendibile. Proprio per questo, il Governo segue con la massima attenzione l’evoluzione della situazione rappresentata e ritengo ancora possibile, anche dai contatti che ho avuto nei giorni scorsi con i rappresentanti sia di alcune organizzazioni sindacali sia dell’ABI, individuare una soluzione basata sul consenso tra le parti interessate, che contemperi i diversi obiettivi, ivi compreso quello di tutela dei lavoratori. Vorrei rinviare anche alle relazioni che, questa mattina, il presidente dell’ABI, il Governatore della Banca d’Italia e il Ministro Saccomanni hanno svolto nel corso della « Giornata mondiale del risparmio », in cui il tema del futuro del sistema bancario è stato ampiamente discusso. Con riferimento alla seconda questione sollevata dagli onorevoli interroganti relativa alla disdetta del fondo di solidarietà di categoria, faccio presente che la competente direzione generale del Ministero che rappresento non ha ricevuto alcuna formale comunicazione relativa alle sorti del fondo di solidarietà. Osservo al riguardo che la legge n. 92 del 2012, di riforma del mercato del lavoro, ha previsto che la disciplina di tutti i fondi di solidarietà esistenti alla data di entrata in vigore della legge venisse adeguata alle norme previste dalla medesima legge con decreto interministeriale del Ministero del lavoro e del Ministero dell’economia e finanze, sulla base di accordi collettivi e contratti collettivi da stipulare tra le organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale entro il 31 ottobre 2013.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ENRICO GIOVANNINI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Anche in questo caso, posso confermare che il Governo continuerà a monitorare in modo proattivo, con tutto l’interesse che la delicatezza del caso richiede, l’evoluzione della questione, nella consapevolezza dell’importanza dei fondi di solidarietà di settore per la piena tutela della posizione dei lavoratori.

PRESIDENTE. La deputata Di Salvo ha facoltà di replicare.

TITTI DI SALVO. Signor Presidente, signor Ministro, io interpreto la sua risposta come un impegno, quindi, per impedire che chi riceve, come il sistema bancario, delle risorse pubbliche, in cambio dia ai lavoratori e alle lavoratrici e al sindacato uno «schiaffo» come quello che descrivevo. Ciò perché è vero che le ristrutturazioni sono state necessarie, ma non si fanno ristrutturazioni contro i lavoratori. Quindi, il contratto nazionale è uno strumento utile in momenti di crisi, non il contrario, perché immaginare il contrario fa parte di un’altra cultura politica. Voglio dire: è un sistema, come lei sa, signor Ministro, che dà 115 milioni di euro a uno sparuto gruppo di top manager (cioè l’equivalente della retribuzione di 250 lavoratori), ma è un sistema che perde 2 miliardi 143 milioni di euro nel 2012 a causa delle gestioni degli stessi manager, che hanno un rapporto da 1 a 64 rispetto alle persone che lavorano nel settore. Lei ovviamente, signor Ministro, ha ben presente come elementi di moralità, in un momento di crisi in cui le disuguaglianze si approfondiscono – l’Italia è il secondo Paese dopo l’Inghilterra –, sono assolutamente indispensabili. Per questo io ripeto a nome del mio gruppo, Sinistra Ecologia Libertà, l’invito a vigilare fortemente perché un sistema che riceve risorse pubbliche non le possa usare contro i lavoratori e le lavoratrici. Noi siamo vicini allo sciopero che loro domani faranno e penso che sia interesse del Governo impedire lo smantellamento del diritto del lavoro in Italia. Il contratto nazionale è l’architrave del diritto del lavoro in Italia, e senza di questo – so che ci sono esempi in altri settori merceologici –, francamente, viene a mancare la civiltà giuridica europea e italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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